Gli anni Trenta in Italia vengono anche definiti il ‘decennio della contraddizione’. Da una parte infatti trionfano l’urbanistica, l’architettura, la decorazione imposti dalla retorica di regime. Dall’altra, in contrasto con l’allineamento ideologico, si fanno strada con decisione linguaggi e suggestioni del tutto inedite. Nelle arti figurative il nuovo spirito è più leggibile: è l’epoca di Sironi e Carrà a Milano, di Casorati a Torino, di Scipione e Mafai a Roma, di Rosai e Soffici a Firenze. E’ anche il decennio in cui si afferma un’idea di design industriale, il ‘bello riproducibile’, che vediamo ad esempio nelle opere giovanili di Gio Ponti. Osvaldo Borsani, all’epoca ancora studente, ipoteca con la Casa Minima per la Triennale di Milano nel ‘33 un posto a pieno titolo tra quei protagonisti che guardavano oltre il presente.