In Italia gli anni quaranta sono possono essere definiti, soprattutto nell’architettura, il “decennio del contrasto”. La prima parte, in piena guerra mondiale, è infatti ancora dominata dal linguaggio di quella Roma trionfale tanto cara al fascismo. La figura di riferimento è Marcello Piacentini. A lui si deve il progetto E43, poi ribattezzato EUR: il quartiere dell’Esposizione Universale di Roma prevista per il 1942. L’esposizione, tuttavia, non ebbe mai luogo e i lavori si interruppero proprio nel 1942 per riprendere, a guerra terminata, sulla base di un progetto completamente ridefinito in chiave razionalista. E il razionalismo, con i suoi stilemi asciutti, funzionali e geometrici, sarà l’imperativo architettonico del secondo dopoguerra e della ricostruzione. A Milano, tra i giovani architetti che hanno assimilato il nuovo linguaggio, vi saranno Achille e Piergiacomo Castiglioni, Ignazio Gardella, Franco Albini, Alberto Alpago Novello, Guido Canella, e tra loro Osvaldo Borsani che sul finire del decennio dimostra la sua piena maturità con la realizzazione della villa di famiglia a Varedo, oggi considerata un punto fermo dell’architettura italiana del dopoguerra.