ABV

Arredamenti Borsani Varedo

Già nel 1923 a casa Borsani l’arredamento è parte del concetto più ampio dell’abitare inserito in un contesto ancora più ampio di qualità della vita. Ed è questa l’aria che Osvaldo Borsani, allora dodicenne, respira all’interno dell’Atelier del padre Gaetano. I prodotti che vengono realizzati all’interno dell’Atelier di Varedo, poco dopo ribattezzato Arredamenti Borsani Varedo (ABV), sono ancora dominati dal gusto per il “mobile in stile neorinascimentale” tipico della tradizione brianzola. Tuttavia dalle testimonianze relative alla partecipazione dell’Atelier alle Biennali di Monza nel 1925 e 1927, si trova un progressivo incedere dello stile dei mobili di Gaetano Borsani verso un gusto sempre più essenziale e geometrico. Gaetano, che aprirà il primo negozio in Montenapoleone, si affida per il design dei suoi prodotti all’architetto Gino Maggioni, che dà un’impronta nuova e internazionale che anno dopo anno si fa sempre più definita. E’ questa l’atmosfera culturale in cui si forma il giovane Osvaldo Borsani. Ufficialmente il debutto avviene all’inizio degli anni ’30 in occasione della IV Triennale di Monza. Gli arredi presentati si discostano sensibilmente dalle produzioni precedenti e accolgono già i primi segnali di un razionalismo emergente ma già definito nella ricerca di volumi semplici, lineari e sempre più depurati dai decori superficiali. Con la V Triennale del 1933, che per la prima volta si tiene a Milano, Borsani, giovane studente ventunenne dimostra già una piena maturità stilistica e la determinazione a orientare sempre di più la produzione dell’atelier verso i codici razionalisti. Non solo in ragione del gusto del tempo, ma anche in considerazione dei benefici di carattere economico derivanti dalla riorganizzazione dei cicli di lavorazione e dai nuovi materiali. Proprio in quegli anni l’Atelier riceve commesse sempre più importanti che vengono realizzate in una nuova fabbrica e presentate, dal 1932, nel negozio-studio di progettazione in via Montenapoleone 6 a Milano, punto d’incontro di artisti e della più raffinata borghesia cittadina. Una classe sociale di cui Borsani impara ben presto le liturgie. La progettazione di interni di grandi dimore sarà quindi la sua principale occupazione per tutti gli anni ’30 e ’40. Una progettazione che si spinge oltre il confine del design d’interni includendo la collaborazione con artisti come Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Roberto Crippa, Fausto Melotti e Arnaldo Pomodoro. Una collaborazione che non è limitata alla fornitura di dipinti e sculture. A loro Borsani chiede di intervenire direttamente sul progetto degli arredi: soffitti, maniglie, mensole, stipiti di porte, camini e moltissimi elementi d’arredo. Ormai il successo, anche commerciale, ottenuto da Arredamenti Borsani è enorme, e la produzione non si ferma neppure durante gli anni della guerra. Nel 1945 la guerra finisce e Osvaldo Borsani coltiva immediatamente un nuovo sogno. Quello del passaggio dalla tradizione artigiana al sistema industriale. Lo realizzerà nel 1953 e si chiamerà Tecno.